Se le maestre spaventano che posso farci io?

Se le maestre spaventano che posso farci io?Molto spesso ciò che desideriamo è che gli altri cambino affinché per noi la strada sia spianata. Questo accade, ma non sempre quando lo desideriamo noi. E’ utile perciò attrezzarci per trovare le nostre risorse (perché ne abbiamo, e molte!) e affrontare così ciò che ci spaventa.

E quando il problema è del nostro bambino? La mia vicina di casa è la rappresentante di classe di suo figlio, frequentante la terza elementare. Come a tutte le rappresentanti, le capita di essere il parafulmine delle insoddisfazioni dei genitori verso i compiti, la didattica, le insegnanti…

Tra le difficoltà di cui è testimone, c’è il clima ansiogeno che le maestre, definite di “vecchia guardia”, creano in classe.

“Con tutti i metodi educativi e di insegnamento che esistono, perché non fanno altro che far competere i bambini l’un con l’altro?” mi chiede. Bella domanda penso, ma non ho una risposta sul perché.

La storia però mi fa pensare e mi chiedo: non è utile chiedere ad un bambino sforzi eccessivi rispetto alle sue possibilità, come è possibile quindi aiutarlo ad affrontare un contesto che genera paura? Come trasformare il limite in occasione di crescita?

ECCO LA MANO D TENERE SEMPRE IN TASCA

Pollice: prestare ascolto, mostrare accettazione e non ridicolizzare la paura del proprio bambino.

Tutte le paure sono valide in quanto espressione dei sentimenti che stiamo provando, perciò asteniamoci dal giudicare la legittimità delle paure dei nostri bambini. In questo modo contribuiamo a coltivare la relazione con nostro figlio, fondamenta per farlo sentire sicuro e fiducioso.

Indice: empatizziamo, ma non identifichiamoci con nostro figlio.

Sentire che nostro figlio è spaventato è buona cosa: ci permette di essergli accanto e di sostenerlo. Ma quando “sentiamo troppo” rischiamo di identificarci con lui, di non avere perciò la giusta distanza emotiva per fornire un aiuto efficace. Potremmo in buona fede correre il rischio di sottrarlo al confronto con quanto temuto.

“Ciò che funziona rispetto a situazioni legate alla paura è uno stile di relazione e comunicazione che infonda sicurezza da parte del genitore che ha preso una decisione prescrittiva, anche se con dolcezza, quello che farà e quello che è necessario fare: in definitiva, guida il figlio ad uscire dalla paura […]” (R. Mariotti, L. Pettenò, Genitori efficaci, Erickson, 2014)

Medio: Far defluire la paura.

Ogni emozione per essere consumata deve essere attraversata e vissuta. Se la paura ha portato all’evitamento “sistematico” e al terrore, un modo per farla scorrere è quello di dedicare un tempo giornaliero strutturato e stabilito in anticipo che può essere di circa 15 minuti durante il quale il bambino possa raccontare liberamente ad alta voce quanto prova. Il compito del genitore è di ascoltarlo senza commentare e rassicurare. Ciò permette al bambino di ritornare padrone di se stesso invece di farsi gestire dalla paura.

Anulare: Insegnare al bambino strumenti per allentare la paura.

La paura blocca. Anche il corpo. Per questo è opportuno ritornare ad appropriarsene usandolo quale canale di espressione delle emozioni. Secondo Lawrence Cohen (Le paure segrete dei bambini, Feltrinelli, 2015) urlare, saltare, respirare profondamente, scuotere tutto il corpo, ma anche disegnare la propria paura e immaginare come sconfiggerla, un bagno caldo o un gioco simbolico in cui la paura è una pila di cuscini e il bimbo la fa cadere, il rilassamento corporeo sono tutti strumenti utili per lasciare che la paura da limite si trasformi in risorsa.

Mignolo: Usare l’ironia

Non significa prendersi in giro, ma ridere… trovare qualcosa per cui ridere, soprattutto nei momenti di grande tensione. Insegna a tuo figlio ad immaginare la cosa che lo fa ridere di più, la persona che lo spaventa in una situazione ridicola appena ha scoperto, per esempio, che sarà interrogato. Sicuramente un sorriso gli si stamperà sulle labbra e la tensione almeno in parte si allenterà.

Quando non è possibile cambiare l’altro (se fosse mai possibile qualche volta), è buona cosa quindi trasformare la paura in una opportunità di crescita. Non manchiamola!

Dott.ssa Elisabetta Gusmini

Psicologa Treviglio

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