Lavoro: No Problem!

Lavoro: No Problem!Quando ho iniziato a scrivere questo articolo pensavo che la paura legata al lavoro (all’averlo quanto al non averlo, alla promozione come alla retrocessione) fosse legata allo status (cioè la propria posizione occupata entro un gruppo e il valore o importanza che da questa ne deriva).

Pensavo infondo che attorno allo status una persona costruisce delle relazioni e cambiare status significa modificarle; da qui l’ansia!

E tutto ciò è vero!

Ma informandomi, leggendo e studiando sono giunta alla conclusione che la perdita di status è parte di una paura più grande: quella del cambiamento.

E così oggi voglio parlarvi dell’ansia legata al lavoro nell’ottica del cambiamento e non dello status (ci sarà tempo di scrivere anche di quello J).

Eh sì, perché ogni cambiamento porta con sé nuove sfide e ci obbliga (se raccogliamo la provocazione) a rimetterci in gioco e a rimboccarci le maniche.

Di fronte al cambiamento viene messa alla prova la tendenza naturale (perché siamo proprio fatti così) a stabilire un equilibrio nelle nostre vite; l’equilibrio rende prevedibili gli eventi e ci permette di spendere una minor quantità di energie da poter impiegare altrove. E non sto dicendo che questo non sia utile, tutt’altro! Pensate se guidassimo l’auto come il primo giorno, o ogni giorno dovessimo reimparare ad andare in bicicletta…. Quanto tempo butteremmo via senza possibilità di evoluzione!

Di fatto però,

“se continui a fare quello che hai sempre fatto, continuerai ad ottenere ciò che hai sempre avuto”

(Warren G. Bennis)

E’ anche vero che difronte ad ogni cambiamento voluto o imposto (da altri o dagli eventi), per parafrasare le parole di Denis Waitley, ci sono due scelte: accettare le condizioni in cui viviamo o assumercene la responsabilità. Scegliere di lamentarci o al contrario di fare qualcosa.

Ora, dove possono portarci queste due strade? Pensiamoci!

E’ inevitabile che io propenda per la seconda via, per quanto faticosa e indesiderata possa essere in certi momenti della vita.

Ecco qui perciò il mio contributo per aiutarci ad affrontare il cambiamento e la paura che ne consegue.

Pensiamoli come le dita di una mano…da tenere sempre in tasca J

  1. Pollice: prima di tutto cerchiamo di individuare esattamente il problema;
  2. Indice: spezzettiamo il problema in tanti sottoproblemi cercando di rendere il tutto il più concreto possibile;
  3. Medio: Proviamo a pensare (o scrivere se ci viene meglio) a cosa potremmo perdere se non agissimo, se non mettessimo in pratica ciascuno dei sottoproblemi che abbiamo trovato;
  4. Anulare: ordiniamo i sottoproblemi individuati da quello che ci appare più semplice a quello che ci sembra più difficile;
  5. Mignolo: agiamo affrontando il sottoproblema che ci appare più semplice (sarebbe preferibile al più urgente per non bloccarci… ma valutate voi il tipo di urgenza). Vedrete che piano piano come una valanga anche il resto si sistema o si semplifica.

Per essere concreti.

Quale è esattamente il tuo problema con il lavoro?

Mettiamo che ti abbiano promosso. E quindi? Cosa ti spaventa? Quello che diranno gli altri? Pensare di non essere all’altezza (e quindi paura di fallire)? Che la sede di lavoro è più lontana? Che devi cambiare colleghi? Che avrai dei nuovi orari?

Prova ora a continuare la tua lista e ricorda che se ti serve una mano sono disponibile a parlarne!

Buon lavoro quindi!

Alla prossima!

Dott.ssa Elisabetta Gusmini

Psicologa Treviglio

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