Omofobia interiorizzata: l’altra faccia della medaglia

Omofobia interiorizzata: l'altra faccia della medagliaPoiché dall’infanzia gli individui imparano a considerare i rapporti eterosessuali come gli unici rapporti positivi, anche le stesse persone omosessuali possono interiorizzare che la relazione tra singoli dello stesso sesso sia qualcosa di “negativo”. Tale fenomeno viene definito omofobia interiorizzata.

L’individuo viene socializzato all’interno di una realtà che si aspetta diventi eterosessuale. Nel momento in cui questi si rende conto della sua diversità cerca di conformarsi alle norme della cultura nella quale è cresciuto, a spese del suo benessere: la ricerca di adeguamento causa conflitti e tensioni.

Il pregiudizio, la disinformazione, l’isolamento e la condanna sociale contribuiscono a creare un’immagine di sé negativa, distorta, con bassa autostima e un comportamento passivo che conduce alla necessità di tenere nascosto agli altri (anche ai propri affetti più cari) il proprio autentico modo di essere per paura di un totale abbandono. Possono anche procurare ansia, depressione, abuso di sostanze stupefacenti e disturbi alimentari.

Borrillo (2009) afferma che è ancora diffuso lo stereotipo dell’omosessuale incapace di una vita affettiva piena, senza famiglia e senza figli, ridotto a finire le sue giornate in una solitudine insopportabile, a volte risolta con il suicidio. Interiorizzando sentimenti negativi l’omosessuale può arrivare a esprime disprezzo e ostilità verso se stesso e la comunità GLBT, sviluppando istintivi sentimenti anti-omosessuali, un senso di disgusto o vergogna verso certi tipi di omosessuali, come quelli meno conformi agli standard prescritti dal genere. Questo insieme di atteggiamenti negativi viene incorporato nell’immagine di sé determinando una frammentazione degli aspetti sessuali e affettivi che interferisce con il processo evolutivo della persona.

Che fare allora?

Carmen de Monteflores (1986) suggerisce quattro strumenti da tenere sempre in tasca per aiutare le persone a superare l’omofobia interiorizzata (da Montano, 2000, Psicoterapia con clienti omosessuali):

  1. Assimilare, cioè conoscere le modalità che il contesto sociale utilizza per discriminare può servire per gestirle e sapersi porre in modo funzionale ad esse;
  2. Confrontare, cioè combattere gli stereotipi negativi attraverso modalità di affermazione personale, la più efficiente delle quali resta il coming out. Dichiararsi può non essere indolore, ma è utile per rafforzare la propria autostima. Si può incominciare laddove ci si sente più sicuri.
  3. Valorizzare le subculture, cioè socializzare con altre persone omosessuali per prendere consapevolezza della positività dei valori dell’essere omosessuali. Può anche essere un valido modo per supportare la propria identità.
  4. “Specializzarsi”, cioè imparare ad osservare ciascuna persona come “speciale”, portatrice di valori unici e positivi, al di là del proprio orientamento sessuale.

 

Ricordiamoci sempre che essere diversi non significa essere sbagliati, ma unici!

Dott.ssa Elisabetta Gusmini

Psicologa Gusmini

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