Paolo Pedote e Giuseppe Lo Presti in Omofobia, riportano oltre 500 citazioni che tracciano una storia del pregiudizio nei confronti degli omosessuali. Tra le tante ho scelto l’esperienza di Alan Turing (pagg. 65-66):
“Alan Turing nacque a Londra nel 1912 e all’Università di Cambridge si formò come logico e matematico: qui conobbe personaggi del calibro di Wittgenstein. Nel 1930 morì Christopher Morcom, il suo primo e unico grande amore e Turing ne soffrì molto. Nel 1936, a soli 24 anni, dimostrò un teorema importantissimo, per il quale ancora oggi viene ricordato. È del 1937 On Computable Numbers, testo che getta le basi teoriche della cibernetica. Durante la seconda guerra mondiale lavorò per i servizi segreti a Bletchley Park, centro inglese per la decrittazione dei codici delle forze militari nemiche e riuscì a scoprire i codici dell’ Enigma della Marina tedesca, portando così l’Inghilterra ad un’importante vittoria nella battaglia dell’Atlantico. A partire dal 1949 lavorò alla realizzazione del primo calcolatore elettronico e nel 1950 pubblicò uno scritto in cui presentava la “Macchina di Turing”, un modello matematico per la valutazione della commutabilità di un algoritmo: dalle sue ricerche nacquero i primi calcolatori e questo fa di lui il padre del computer.
Vita dedita allo studio e alla ricerca, spirito libero, Alan Turing credeva nelle sue capacità e servì l’Inghilterra con orgoglio e coraggio. Ma era omosessuale e questo, per la società che aveva condannato mezzo secolo prima ai lavori forzati il “dandy sodomita” Oscar Wilde, non poteva essere accettato. Per il contributo che Alan diede all’Inghilterra, sia in guerra che come scienziato civile, venne ricompensato con la distruzione sistematica della sua vita.
Nel 1952 Alan denunciò un furto nella sua abitazione. Le impronte digitali portarono all’arresto di un certo Harry, amico di Arnol Murray, un diciannovenne con cui Alan aveva una relazione. Harry raccontò alla polizia in quali rapporti erano Alan e Arnold. Gli inquirenti si misero subito in moto e cercarono di accertare la verità di quelle dichiarazioni. Non avendo mai subito negli ambienti accademici discriminazioni e ostracismi, fu naturale per Alan ammettere alla polizia che con il giovane Arnold c’era una storia: questa ingenuità gli costò molto cara.
Come nel caso di oscar Wilde (e fu lo stesso Turing a fare questo paragone tra le sue vicende e quelle dello scrittore) la denuncia gli si ritorse immediatamente contro. Fu arrestato e, con 12 capi d’accusa, il processo ebbe inizio il 31 marzo del 1952 a Knutsford, nel Cheshire. Per evitare il carcere accettò di sottoporsi a una terapia ormonale, volta a ridurre e a mutare la sua libido “aberrata”. Questo trattamento però non servirà che a renderlo impotente, stanco e depresso. Successivamente accetterà rassegnato anche un psicoterapia. Il 7 giugno del 1954, deformato fisicamente dalle iniezioni di ormoni, soverchiato da un’esistenza coatta a cui non era abituato, decise di togliersi la vita avvelenandosi con il cianuro.”
Credo non ci sia nulla da aggiungere.
Dott.ssa Elisabetta Gusmini
Psicologa Gusmini