Ogni qualvolta ci accade qualcosa, attribuiamo la maternità o la paternità di quanto avvenuto a noi stessi o qualcun altro.
Giusto o sbagliato, non credo serva domandarselo, sta di fatto che sembriamo essere programmati per trovare e assegnare una causa agli eventi. Come essere umani abbiamo bisogno di dare un senso a ciò che ci accade, di comprendere come “gira il mondo”, di uscire dall’incertezza, di fornire una spiegazione a ciò a cui assistiamo. E “non troviamo pace” fino a che la nostra mente non ha trovato un responsabile, un perché.
Se però prestiamo bene attenzione ci accorgeremo che mentre qualcuno ha la tendenza a non assumersi mai la responsabilità di quanto accaduto (tant’è che se cade un bicchiere è colpa della mano), qualcun altro si incolpa per qualunque cosa (anche della disgrazia accaduta al vicino) e sulla base di questa visione del mondo si comporta di conseguenza.
Non solo! In funzione della spiegazione che ci diamo, proviamo emozioni diverse. Una cosa è dirsi che ciò che è accaduto è perché siamo stati sfortunati, un’altra perché ci siamo comportati distrattamente. Una cosa è spiegarsi che il ritardo di un amico è dato dalla scarsa considerazione che ha di noi, un’altra è temere che gli sia successo qualcosa. Non concordate con me?
Tali interpretazioni degli eventi vengono chiamate attribuzioni e possono essere di tre tipi:
Ecco quindi la mano da tenere sempre in tasca:
Pollice: considera che le situazioni possono presentarsi ambigue e poco chiare. Puoi anche imbatterti in domande che non hanno risposta. Impara a riconoscere queste situazioni e queste domande. Solo a mo’ di esempio eccone alcune: “Sarò mai felice? Ho un valore? Avrò mai successo? …”
Indice: cerca prove e dati concreti che supportino la tua interpretazione. Non è da considerarsi tutto ciò che contiene un “penso”, “credo”, “mi pare”. Riesco a farti vedere che questi verbi descrivono una situazione che è ancora tutta nella tua mente? Continuare a pensare non fa altro che paralizzarti e farti avvitare su te stesso.
Medio: monitora continuamente i pensieri e le attribuzioni modificando quelli che ti fanno soffrire. Se senti di non riuscire a non rispondere a domande senza risposta, scegli almeno risposte ottimistiche, che ti fanno sentire meglio.
Anulare: ricorda che le spiegazioni che ci diamo possono essere globali/specifiche, interne/esterne, stabili/instabili. Trova almeno 5 ipotesi che possono spiegare un evento. Allargando l’orizzonte, l’emozione si modifica!
Mignolo: laddove ti è concesso, domanda, chiedi spiegazioni di ciò che non ti è chiaro. In questo modo elimini l’ambiguità alla situazione che ti tormenta. E… mi raccomando! Una volta ascoltata la risposta prendila per vera! Fidati della persona a cui hai domandato! Ferma ulteriori pensieri che ti fanno dire che l’altro ti ha mentito per non farti preoccupare.
Dott.ssa Elisabetta Gusmini
Psicologa Treviglio