Ti è mai capitato di perdere una persona cara? Magari improvvisamente? Oppure ti è capitato in seguito a una lunga ed estenuante malattia?
Quali sono le emozioni che vivrai? Le fasi che attraverserai? Come fare a viverle al meglio? Come aiutarsi nell’elaborazione del lutto per tornare a stare meglio?
Quando muore una persona, la nostra reazione all’evento sarà molto diversa in funzione del tipo di relazione che avevamo instaurato con lei. Anche il tempo che impiegheremo a riprenderci, sarà molto diverso a seconda che fosse un amico carissimo o un amico-conoscente, il nostro partner o il vicino di casa, nostro figlio o quello di una cugina, un nostro genitore o uno zio.
Di fatto però il tempo da solo, non guarisce il dolore. Decisivo è l’uso che faremo del tempo successivo alla perdita. Una persona che si chiude in casa, nell’illusione che il tempo la curi, si accorgerà ben presto che con il trascorrere dei giorni non sarà un sollievo e si sentirà sempre più sola, triste e demotivata.
Il processo del distacco richiede i suoi tempi e, con molta probabilità, più forte era il legame, più sofferto sarà il prezzo da pagare per la separazione.
Il tempo necessario cambia in funzione del tipo di legame che si era instaurato con la persona che è venuta a mancare. Detto questo, sei-nove mesi possono essere considerati il tempo necessario per elaborare il cordoglio che accompagna la morte di un proprio caro.
Dopo lo shock iniziale ciò che resta possono essere il dolore e la rabbia.
Per quanto una morte possa essere annunciata, quando arriva davvero, la sorpresa è grande, è devastante, è incomprensibile. Il dolore può essere struggente e la disperazione può diventare un vortice che risucchia. La rabbia è un’altra emozione forte che accompagna il dolore. “Perché proprio a me?”, “Perché mi hai lasciato?”, “Perché devo riorganizzarmi l’esistenza?”.
L’incredulità, il senso di essere vittima di un’ingiustizia, la rabbia che gli altri continuano la loro vita come se nulla fosse accaduto e la frustrazione ci accompagnano per i primi tempi.
Può seguire il senso di colpa per come si è trattata la persona prima che morisse, per come sono andate le cose, per il timore di non aver fatto tutto quel che era nelle nostre possibilità, per non essersi accorti prima dei segnali della malattia, per non aver evitato l’incidente.
A questa prima fase segue la presa di coscienza che la situazione non può cambiare e che la persona amata non tornerà. Possiamo vivere una sensazione di torpore, di tristezza diffusa che può essere descritta con questa immagine: l’essere seduti da soli su un burrone a contemplare l’immensità del mare, con i colori del tramonto attorno a noi, il silenzio, se non i rumori della natura.
Piano piano alla tristezza segue la sperimentazione di nuove situazioni, si aprono nuovi punti di vista, si comincia a dare un senso a quanto accaduto e si spalanca una nuova strada percorribile.
Come vivere queste emozioni?
Come fare a ricamare un fiore sul vuoto lasciato da chi non c’è più?
Questo processo non è semplice allo stesso modo per tutti. Se ti trovassi in difficoltà non esitare a contattarmi.
dott.ssa Elisabetta Gusmini
Psicologa Treviglio