La paura è una emozione forte e a volte dirompente! Ad un segnale di pericolo il corpo si prepara ad intervenire, innescando risposte rapide. Questa emozione non è vista di buon occhio, al contrario è vissuta come qualcosa che limita il nostro agire. Se da una parte ciò può sembrare vero, dall’altra non si può non considerare che, la natura, nel corso dei millenni di evoluzione, ce l’ha lasciata: di fatto è fondamentale per la nostra sopravvivenza! Se non avessimo paura non avremmo la percezione del pericolo e ci saremmo buttati già giù da un burrone mille volte e altrettante volte ci saremmo lasciati investire dalle auto che sfrecciano sulle strade. La paura viene nella stragrande maggioranza dei casi vissuta come un’emozione da combattere, da evitare, un male da cui stare alla larga. Spesso è valutata come qualcosa di negativo e dannoso per noi. Di fatto è proprio questa valutazione che può trasformarsi nella miccia per un attacco di panico.
Se la paura è una emozione naturale e sana, contrastarla ritenendola qualcosa di controproducente la rende panico.
La sintomatologia più tipica di un attacco di panico è:
Tali sensazioni aumentano nell’arco di pochissimi minuti; in alcuni casi appaiono senza preavviso mentre in altri sono un po’ più prevedibili (si conosce e riconosce la situazione che potrebbe generare l’attacco di panico).
La persona ha la percezione di stare per morire o di impazzire: il corpo è andato completamente in tilt.
Poi tutto cessa come è iniziato lasciando una grande spossatezza e un senso di vuoto.
Tendenzialmente per cercare di risolvere il problema le persone si concentrano sulla causa, sui motivi, sulle origini. Senza nulla togliere all’importanza che certi eventi possono avere nella vita di ognuno di noi è pur vero che spesso le persone non trovano un vero “perché” dal quale tutto possa avere avuto inizio.
E quanto tempo ed energie hanno perso nel frattempo per arrivare al nulla?
E’ per questo motivo che, in più occasioni, risulta più utile concentrarsi su quei comportamenti che, nel tentativo di risolvere il problema in realtà lo mantengono, risolvendo la loro persistenza e la loro rigidità, piuttosto che andare alla ricerca della loro formazione.
E’ il modo in cui la persona reagisce a stimoli minacciosi e vi reagisce, combattendoli o fuggendoli, a rendere più probabile lo svilupparsi di un disturbo da panico.
Quali sono perciò i comportamenti che lo mantengono?
Ecco questo è l’effetto del cercare di controllare i sintomi della paura: li mette sotto un lente di ingrandimento, ingigantendo ciò che non necessariamente, in principio, era così preoccupante.
Elisabetta Gusmini
Psicologa Treviglio