Ascolto attivo. Ovvero ascoltare in modo efficace

La gente non ascolta, aspetta solo il suo turno per parlare. (Chuck Palahniuk)

ascolto attivo

L’ascolto è un’arte. Se l’ascolto è attivo, si trasforma in vera magia.

Tutti desideriamo essere ascoltati, ma non tutti i tipi di ascolto sono uguali.

Cosa è quindi l’ascolto attivo?

Se pensi alle persone che frequenti sicuramente noterai che tra queste c’è quella dalla quale ti senti ascoltato di più. Cosa significa? Che probabilmente adotterà, più o meno volontariamente, delle buone regole di ascolto e cioè, quando ti parla:

– presta attenzione a ciò che dici e te lo dimostra guardandoti negli occhi, tenendo una postura aperta, facendo cenni con viso, sorridendo. E senza ombra di dubbio interrompe quello che sta facendo, per dedicarti il tempo di cui hai bisogno.

– chiede di spiegargli nuovamente se non ha capito qualcosa che tu gli stai dicendo;

– non commenta ciò che stai raccontando fino che non hai finito; non ti interrompe quindi;

– non ti prende in giro e non usa il sarcasmo.

Ce ne sono altre che, al contrario, mentre parli continuano a fare quello che stavano facendo, si lasciano distrarre facilmente da quanto le circonda, ti interrompono per portare la discussione su di loro, sulle loro esperienze, sui loro vissuti. Come ti fanno sentire?

Ascolto attivo: cosa è?

L’ascolto attivo è qualcosa che va altre le buone regole dell’ascolto, aggiunge un piccolo particolare. Di cosa si tratta?ascolto attivo specchio

Chi esercita l’ascolto attivo è colui che non aggiunge né toglie nulla a ciò che sta dicendo l’altro, è colui che cerca di capire i sentimenti di chi sta parlando o il significato del suo messaggio e in un certo senso, lo amplifica, riconoscendolo. Chi fa uso dell’ascolto attivo, di fatto esprime con parole proprie ciò che ha compreso di quanto ha sentito e attende la conferma. Invia esclusivamente la decodifica di quanto ha capito senza aggiungerci interpretazioni, consigli, analisi, valutazioni o domande.

L’ascolto attivo perciò permette di ridurre il numero dei fraintendimenti perché la persona che lo utilizza assume di non avere ragione. Il suo focus non avere ragione appunto, ma comprendere fino in fondo ciò che l’altro sta dicendo. Dal libro di Thomas Gordon, Genitori efficaci, vi porto alcuni esempi:

1.

Figlio: Giacomo mi ha preso il giocattolo.

Genitore: Ti fa stare male, vero? Non ti piace che faccia queste cose.

Figlio: Proprio così.

2.

Figlio: Non ha nessuno con cui giocare da quando Franco se ne è andato in vacanza con i suoi. NOn so proprio che fare per divertirmi.

Genitore: Ti manca Franco come compagno di giochi, e ti stai chiedendo cosa fare per passare il tempo.

Figlio: Già, vorrei inventarmi qualcosa.

3.

Figlio: Sai una cosa papà? Sono riuscito a mettere su una squadra di pallavolo.

Genitore: Ne sei proprio contento, vero?

Figlio: Eccome!

4.

Figlio: magari mi prendessi un raffreddore ogni tanto, come Francesca. E’ proprio fortunata!

Genitore: ti senti un po’ incastrata, in un certo senso.

Figlio: Sì. Lei ogni tanto riesce a non andare a scuola; a me non capita mai.

Genitore: Ti piacerebbe proprio non andare a scuola per un po’.

Figlio: Sì. Non mi piace andare a scuola tutti i santi giorni, un giorno dopo l’altro. Non ne posso più.

Genitore: Sei proprio stanca della scuola.

… sul libro già nominato il dialogo prosegue.

Spero di essere riuscita a farvi cogliere come chi ascolta in modo attivo mette da parte i propri sentimenti e pensieri in funzione della comprensione dell’altro.

Quali i vantaggi dell’ascolto attivo?

L’ascolto attivo può sembrare qualcosa di assolutamente poco spontaneo, eppure ha degli enormi vantaggi.

  1. Promuove l’intimità tra gli interlocutori, siano questi due partner, un genitore e un figlio, due amici.
  2. Facilita il processo autonomo di risoluzione dei problemi.
  3. Rende l’uno più ricettivo rispetto alle idee e alle opinioni dell’altro.
  4. Lascia condurre il gioco a chi ci sta raccontando.
  5. Permette di sentirsi riconosciuti.

Marianella Sclavi, sociologa italiana, docente al Politecnico di Milano, autrice di numerosi testi, propone le sette regole dell’arte di ascoltare:

  1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
  2. Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista devi cambiare punto di vista.
  3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
  4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali, se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
  5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze.
  6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
  7. Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare un metodologia umoristica. Ma quando ahi imparato ad ascoltare, l’umorismo vien da sé.

Di fatto se vuoi essere un buon ascoltatore, stai attento a questi particolari:

Le distrazioni: eliminale. Se non siete nelle condizioni di ascoltare come vorreste dichiaratelo!

Aspettate a coinvolgere altre persone nella discussione: cercate di capire se il vstro interlocutore è d’accordo o se vuole attenzione esclusiva.

Prima di dare consigli chiedete il permesso. Può essere che l’altro voglia solo sfogarsi.

Buon ascolto!

Dott.ssa Elisabetta Gusmini

Psicologa Treviglio

 

 

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