Quasi tutte le persone temono le conversazioni difficili e sgradevoli. Ad esempio, quando dobbiamo dare brutte notizie, affrontare un tema delicato, o parlare di qualcosa che richiede un cambiamento o che è andato storto.
Il solo fatto di dover affrontare queste conversazioni – con il proprio partner, i figli (in particolare se sono adolescenti o adulti), i parenti, gli amici o i colleghi di lavoro – può farci provare ansia e trepidazione, il che finisce per occupare la nostra mente e impedirci di fare altri considerazioni importanti che magari richiederebbero la nostra attenzione.
Conversazioni difficili: quali emozioni?
L’ansia può essere legata al fatto di dover sollevare questioni delicate, di sentirci a disagio nel imporre o rafforzare dei limiti, o di preoccuparci di come reagirà il nostro interlocutore. A volte le persone temono che una conversazione possa generare sentimenti negativi o sfociare in un conflitto. Siccome questo genere di conversazioni può creare disagio, è naturale e normale voler evitare di affrontarle del tutto. Il problema è che evitando di affrontare una situazione sgradevole, a meno che questa di risolva da sola, essa non cesserà di esistere ed è probabile che peggiori.
Con la dovuta organizzazione e preparazione possiamo alleviare la nostra preoccupazione e far sì che le conversazioni difficili si trasformino in qualcosa di positivo. Come disse una volta il noto allenatore di basket John Wooden: “Fallire nella preparazione significa prepararsi a fallire”.
Cosa fare per affrontare discussioni difficili?
Preparazione
Nel caso di argomenti scomodi che potrebbero aprire discussioni difficili, è consigliabile prepararsi in anticipo a sostenere quella conversazione: “Vorrei parlarti a proposito di…” oppure “Ritengo che dovremmo parlare di…”. Dopodiché, meglio concordare insieme un momento e un luogo idoneo, cercando possibilmente un posto sufficientemente ampio che consenta a entrambe le parti di sentirsi “a proprio agio” e di potersi guardare negli occhi.
Non è mai utile accumulare o trattenere per giorni, settimane o periodi più lunghi sentimenti negativi quali frustrazione, rabbia o risentimento, per poi gettarli improvvisamente addosso a un’altra persona. Se possibile, cerca di affrontare le situazioni sgradevoli appena si verificano, o poco dopo.
Regole di base
- Per quanto possibile, cerca di guardare il tuo interlocutore dalla stessa altezza occhi. In altre parole, è meglio se entrambe restate seduti o alzati. In genere non è utile se uno dei due è fisicamente più “in alto” o più “in basso” rispetto all’altra persona.
- Parla direttamente al tuo interlocutore.
- Parla con un tono di voce quanto più concreto possibile. Questo ottimizza le probabilità che il tuo interlocutore afferri il contenuto del tuo messaggio, anziché fissarsi sulle tue emozioni.
- Evita di puntare il dito, né intenzionalmente, né per caso. Questo tenderebbe a far pensare a chi ti ascolta che gli stai facendo una ramanzina o che lo stai screditando.
- Evita ingiurie, urla, strilla, imprecazioni, frecciatine, insulti o minacce (emotive o fisiche). In questi casi il tuo interlocutore avvertirebbe soltanto rabbia e aggressione. Il risultato è che probabilmente se ne andrebbe, non ti ascolterebbe oppure inizierebbe a sua volta ad aggredirti. Trattare le persone con rispetto è di fondamentale importanza per avere comunicazioni sane.
- Quando descrivi le tue preoccupazioni e dici ciò che vorresti fosse diverso, cerca di essere quanto più chiaro possibile, usando esempi specifici. Evita di usare parole quali “sempre”, “mai”, “tutto”, e “niente”. Può darsi che queste parole ti aiutino a esprimere la tua frustrazione e la tua rabbia, ma si tratta di parole che tendono a generalizzare troppo e che fondamentalmente sono approssimative. Nell’ambito di un processo comunicativo, queste parole non sono d’aiuto.
- Non interrompere. Quando l’altra persona parla, ascolta con attenzione ciò che ha da dirti con l’intenzione di capire. È ben diverso dall’aspettare che finisca di parlare cosicché tu possa rispondere. Se pensi a ciò che dirai non appena avrà finito di parlare, mentre l’altra persona sta ancora parlando, vuol dire che non stai ascoltando.
- Prima di rispondere, assicurati di aver capito ciò che l’altra persona ha detto. Se non sei sicuro di ciò che ha detto o di ciò che intendeva dire, chiedi chiarimenti. “Potresti ripetere per favore?” “Non sono sicuro di aver capito ciò che intendi dire. Puoi aiutarmi a capire meglio?”.
- Affronta le conversazioni difficili con disponibilità e con l’intenzione di risolvere il problema che ti affligge, anziché cercare di avere ragione. Ogniqualvolta affrontiamo una conversazione come fosse una competizione in cui dobbiamo uscirne “vincitori”, significa che l’altra persona deve necessariamente essere il “perdente”. Questa mentalità del vincitore-perdente/ o così-o niente/ giusto-sbagliato accentua ancor più i conflitti, allontanando l’obiettivo reale, ossia la comprensione reciproca.
- Mantieniti all’argomento. Focalizza l’attenzione sulla conversazione. Menzionare questioni o lamentele che si riferiscono ad altri argomenti o a qualcosa che si è verificato in passato non serve affatto ad avere una comunicazione efficiente. Risparmia queste questioni che potrai affrontare in un altro momento. Se continueranno a rappresentare un problema per te, stai pur certo che ti ricorderai di parlarne.
- Non andartene nel bel mezzo della conversazione senza il benestare del tuo interlocutore. Metti in conto la possibilità di fare delle pause. È importante discutere insieme e concordare preventivamente il concetto di “pause” qualora fossero necessarie. Le pause non sono qualcosa riservato solo ai bambini o alle squadre sportive professioniste. Se la situazione si infiamma, è importante potersi prendere una pausa di riflessione. Le pause di riflessione ci consentono di calmarci e ricomporci, consentendoci di riprendere la conversazione quando ci sentiamo pronti.
- Assumiti la responsabilità dei sentimenti che provi, anziché incolpare il tuo interlocutore. Nessuno può obbligarti a provare determinati sentimenti. Quando parli, usa la prima persona, ad esempio “Mi sento…”. Sii chiaro e preciso nello spiegare in che modo l’altra persona ha contribuito a farti provare determinate sensazioni. Anziché dire “mi fai impazzire”, focalizza l’attenzione sui comportamenti oggettivi del tuo interlocutore.
- Tralascia le supposizioni. Solo perché magari convivi da un po’ con il tuo interlocutore, o magari siete colleghi di lavoro, non significa che tu sappia ciò che lui provi o pensi. Le persone crescono e cambiano. Col passare del tempo, ciò che volete o di cui avete bisogno o che vi aspettate l’uno dall’altro potrebbe subire variazioni, e di tanto in tanto dovreste discuterne.
Riassumendo, non puoi controllare il modo in cui il tuo interlocutore reagirà al tuo tentativo di coinvolgerlo in una conversazione difficile benché necessaria. Tuttavia, con la dovuta preparazione e seguendo queste linee guida potrai gestire la cosa in modo ottimale, ottimizzando così le possibilità che la conversazione ti aiuti a ottenere ciò che speri.
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Elisabetta Gusmini
Psicologa Treviglio