Di chi è la colpa?

Di chi è la colpa?Ogni qualvolta ci accade qualcosa, attribuiamo la maternità o la paternità di quanto avvenuto a noi stessi o qualcun altro.

Giusto o sbagliato, non credo serva domandarselo, sta di fatto che sembriamo essere programmati per trovare e assegnare una causa agli eventi. Come essere umani abbiamo bisogno di dare un senso a ciò che ci accade, di comprendere come “gira il mondo”, di uscire dall’incertezza, di fornire una spiegazione a ciò a cui assistiamo. E “non troviamo pace” fino a che la nostra mente non ha trovato un responsabile, un perché.

Se però prestiamo bene attenzione ci accorgeremo che mentre qualcuno ha la tendenza a non assumersi mai la responsabilità di quanto accaduto (tant’è che se cade un bicchiere è colpa della mano), qualcun altro si incolpa per qualunque cosa (anche della disgrazia accaduta al vicino) e sulla base di questa visione del mondo si comporta di conseguenza.

Non solo! In funzione della spiegazione che ci diamo, proviamo emozioni diverse. Una cosa è dirsi che ciò che è accaduto è perché siamo stati sfortunati, un’altra perché ci siamo comportati distrattamente. Una cosa è spiegarsi che il ritardo di un amico è dato dalla scarsa considerazione che ha di noi, un’altra è temere che gli sia successo qualcosa. Non concordate con me?

Tali interpretazioni degli eventi vengono chiamate attribuzioni e possono essere di tre tipi:

  • interne o esterne: un’attribuzione interna ci porta a concludere che ciò che accade dipende da noi. Se per esempio il vostro partner vi sembra distante, un’attribuzione interna vi fa pensare che ce l’ha con voi, che siete un buon a nulla, che l’avete combinata grossa. Un’attribuzione esterna invece vi farebbe pensare che ha avuto una brutta giornata, che ha le scatole girate per fatti suoi, che ha litigato con qualcuno o che è stanco. Dal vostro punto di vista quale tipo di attribuzione ci farà stare peggio? Chi realizza una attribuzione interna o esterna?
  • stabili o instabili: quando consideriamo permanente una situazione, stiamo formando una attribuzione stabile. Come è evidente considerare una situazione modificabile nel tempo stiamo parlando di attribuzione instabile. Saper comprendere quando una situazione è di un tipo e quando di un altro è fondamentale per sapere quando resistere e quando lasciare andare. Prova a pensare ad una coppia in crisi, dove uno dei due cerca di ricucire e all’altro invece non importa. Cosa fareste? Dal canto mio posso assicurarvi che, fino a quando brillerà in voi la speranza che qualcosa possa cambiare (instabile) o che “se solo facessi meglio” (interno) non vi muoverete da dove siete.
  • globali o specifiche: una attribuzione globale influenzerà la totalità della nostra persona e della nostra vita, mentre una specifica si riferisce ad un aspetto di noi. Se penso di essere una fallita (globale) è molto diverso dal dirsi “non sono veloce come vorrei a scrivere report”. Le attribuzioni specifiche sono più facilmente traducibili in un’azione che permette di intervenire su ciò che vorremmo modificare o, se non può essere cambiato, non inficiano su ciò che noi siamo come persone.

Ecco quindi la mano da tenere sempre in tasca:

Pollice: considera che le situazioni possono presentarsi ambigue e poco chiare. Puoi anche imbatterti in domande che non hanno risposta. Impara a riconoscere queste situazioni e queste domande. Solo a mo’ di esempio eccone alcune: “Sarò mai felice? Ho un valore? Avrò mai successo? …”

Indice: cerca prove e dati concreti che supportino la tua interpretazione. Non è da considerarsi tutto ciò che contiene un “penso”, “credo”, “mi pare”. Riesco a farti vedere che questi verbi descrivono una situazione che è ancora tutta nella tua mente? Continuare a pensare non fa altro che paralizzarti e farti avvitare su te stesso.

Medio: monitora continuamente i pensieri e le attribuzioni modificando quelli che ti fanno soffrire. Se senti di non riuscire a non rispondere a domande senza risposta, scegli almeno risposte ottimistiche, che ti fanno sentire meglio.

Anulare: ricorda che le spiegazioni che ci diamo possono essere globali/specifiche, interne/esterne, stabili/instabili. Trova almeno 5 ipotesi che possono spiegare un evento. Allargando l’orizzonte, l’emozione si modifica!

Mignolo: laddove ti è concesso, domanda, chiedi spiegazioni di ciò che non ti è chiaro. In questo modo elimini l’ambiguità alla situazione che ti tormenta. E… mi raccomando! Una volta ascoltata la risposta prendila per vera! Fidati della persona a cui hai domandato! Ferma ulteriori pensieri che ti fanno dire che l’altro ti ha mentito per non farti preoccupare.

Dott.ssa Elisabetta Gusmini

Psicologa Treviglio

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